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Tappeti e tessuti > 1600 > Damasco di seta, con decorazione di melograni, foglie di vite e foglie di palme, Genova, fine del XVII secolo.
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Damasco di seta, con decorazione di melograni, foglie di vite e foglie di palme, Genova, fine del XVII secolo. | Descrizione: Il damasco è un tessuto operato a grandi disegni solitamente floreali e stilizzati, dove il fondo è costituito da un'armatura in raso mentre il disegno dalla stessa armatura in raso al rovescio. L'effetto decorativo è dato dal contrasto di lucentezza tra il raso diritto del fondo ed il raso rovescio del motivo.
Il tessuto non ha rovescio, anche se si preferisce adoperare come diritto il lato in cui il disegno è formato dalla trama.
Questo tipo di tessuto fu prodotto anticamente in Cina, primo paese ad introdurre motivi ornamentali nelle stoffe, ma prende il nome dalla città di Damasco, in Siria, dove nel secolo XII si intensificò la produzione e l'esportazione in Europa.
In seguito divennero famosi i damaschi italiani prodotti a Venezia e Genova (le due città marinare che più avevano contatti con Damasco) e poi quelli di Lucca, Vicenza, Parma, Catanzaro, Palermo e Caserta.
Il damasco gotico italiano è stato realizzato prevalentemente in seta e in lino, più raramente in lana.
In epoca barocca venne arricchito con fili d'oro e d'argento e con motivi decorativi in leggero rilievo.
Si è fatto largo uso di questi tessuti per paramenti sacri, tappezzerie, coperture di mobili, ma anche nell'abbigliamento di gala.
La coppia di teli in damasco di seta color rubino in oggetto, presenta una ricca e folta decorazione a piramide composta da melograni, foglie di vite e foglie di palme.
Stato di conservazione: buono.
Provenienza: Adolph Loewi, Venezia. Il numero progressivo che identificava il tessuto nella collezione Loewi è stato smarrito durante il trasloco della GalleriaVerde nel 2005; Alessandro Morandotti, Palazzo Massimo alle Colonne, Roma.
Durante l'inverno 1937-1938 un'importante mostra su 'L'antico tessuto d'arte italiana', ebbe luogo a Roma.
Vi erano rappresentate solo tre collezioni, tra le quali quella di Adolph Loewi, che presentò diciotto pezzi.
Adolph Loewi (Monaco di Baviera 1888 - Isole Hawaii 1977), console onorario a Venezia nel 1923, fu antiquario specializzato in dipinti, sculture e arti decorative. Fu tra i più importanti antiquari nel campo del collezionismo dei tessuti e costumi antichi, vendendo sia ai più importanti collezionisti dell'epoca sia a numerosi musei d'Europa e degli Stati Uniti.
Molti pezzi della ricca collezione ed archivio tessile del LACMA (Los Angeles County Museum of Art) proviene dagli acquisti effettuati dal Loewi.
Ebreo tedesco, aprì la propria attività a Venezia nel 1911 e, successivamente, una filiale a New York nel 1933-1934.
All'inizio del 1939, a seguito dell'adozione delle leggi razziali, lasciò l'Italia con la propria famiglia portando con sè gran parte dei suoi beni personali e di quanto esposto nella galleria veneziana.
Stabilitosi dapprima a New York, si trasferì successivamente a Beverly Hills nell'estate del 1939. A Los Angeles l'azienda 'Adolphe Loewi' fu divisa in due dando vita alla 'Loewi-Robertson', specializzata in tessuti e diretta dalla figlia e dal genero.
Adolph Loewi probabilmente acquistò il damasco qui proposto, prima della seconda guerra mondiale. Secondo Katherine Loewi Robertson, figlia di Adolph Loewi, ed erede dell' azienda di famiglia, i pezzi di antiquariato acquistati a Venezia prima della seconda guerra mondiale hanno il numero progressivo d'inventario inferiore al 9.300.
Il direttore della galleria di antiquariato del Loewi fu Alessandro Morandotti (1909-1979).
Secondo Katherine Loewi Robertson, il Morandotti rinunciò ad un'incarico alla Scala nel 1936 pur di non indossare la camicia nera dei fascisti. Colpito dalla coerenza del Morandotti, Adolph Loewi lo nominò direttore della sua galleria veneziana.
Quando Loewi dovette lasciare l'Italia, agli inizi del 1939, a seguito delle leggi razziali, cedette fittiziamente l'azienda al Morandotti.
Quest'ultimo si trasferì a Roma e vi aprì la galleria 'Antiquaria' che, in realtà, era di proprietà del Loewi; alla fine della guerra, il Morandotti restituì l'azienda al suo titolare effettivo, il quale gliela vendette nel 1950.
Secondo Katherine Loewi Robertson, i beni provenienti dalla galleria del padre con il numero d'inventario successivo al 9.300 sono stati acquistati dal Morandotti a Roma durante e dopo la guerra.
| Epoca: Fine del XVII secolo. | Dimensioni: m 1,54 x 0,54 m. entrambi i teli | Prezzo: € 700,00 | Art.: RC 78 |
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